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Carcinoma squamocellulare del gatto

Il carcinoma squamoso del gatto (CS) è un tumore maligno delle cellule dell’epitelio squamoso ed è la neoplasia cutanea maligna più frequente in questa specie animale (15% dei tumori cutanei del gatto).
Le cause d’insorgenza di questa patologia sono diverse ma le radiazioni ultraviolette (UV) del sole presentano un ruolo importante nella patogenesi a causa della loro capacità di danneggiare il DNA ed il gene p53, (fondamentale nei processi di controllo e riparazione degli acidi nucleici).
I soggetti più a rischio sono quelli a mantello bianco o con aree bianche sul muso e sulla testa , questi presentano un rischio 5-13 volte maggiore rispetto ai gatti con mantello scuro.
I gatti con mantello di colore diverso dal bianco spesso vengono portati alla visita con lesioni da carcinoma squamocellulare a carico di sedi corporee non pigmentate e scarsamente coperte da pelo. Anche i soggetti che vivono in casa sono esposti al rischio, in particolare quelli che passano la maggior parte del tempo in prossimità di finestre.

L’età media d’ insorgenza è 12 anni benché siano state riscontrate neoplasie anche in soggetti di appena un anno di vita.

La localizzazione più frequente è a carico di padiglioni auricolari, palpebre, piano nasale e labbro, ma qualsiasi area cutanea può esserne colpita. Nel gatto il carcinoma squamo-cellulare si può presentare sotto due forme cliniche principali:

  • ulcerativa (più comune)
  • proliferativa

Il riconoscimento clinico immediato delle lesioni con esame bioptico di quelle sospette è l’unico fattore importante in grado di garantire un esito favorevole. I tumori diagnosticati in fase precoce possono essere trattati tempestivamente.

Inizialmente, le lesioni sono lievi e appaiono come croste iperplastiche, iperemiche o eritematose; quindi evolvono verso lo stato neoplastico con ulcerazione e distruzione del tessuto circostante.
La lesione preneoplastica si presenta sotto forma di aree eritematose o crostose, la lesione maligna si manifesta prima come erosioni superficiali, poi come vere e proprie ulcere.

Presenta un’insorgenza lenta, è localmente invasivo ma raramente presenta metastasi, infatti la diffusione metastatica a linfonodi regionali e polmone si riscontra generalmente nelle fasi avanzate della malattia.
Prima di instaurare una terapia definitiva, è necessario stabilire lo stadio evolutivo del tumore (mediante esami radiografici del torace, aspirazione di linfonodi regionali e valutazione dei risultati di test ematologici, profilo biochimico e analisi delle urine).

E’ importante anche effettuare un test sierologico per la ricerca di FeLV e FIV infatti è stato osservato che in circa il 7-20% dei casi vi è positività per il virus
dell’immunodeficienza felina (FIV), anche questo più facilmente associato a gatti che conducono vita all’aperto, poiché più soggetti all’esposizione al contagio.

Vi sono diverse possibilità terapeutiche nel trattamento del CSC del planum nasale nel gatto come

  • chirurgia
  • crio-chirurgia
  • terapiafotodinamica
  • radioterapia
  • chemioterapia sistemica ed intra-lesionale

La terapia d’elezione è chirurgica ad ampi margini.

Consigli per i proprietari:

  • evitare l’esposizione ai raggi solari soprattutto nelle prime ore del pomeriggio e per gatti con mantello bianco o chiaro
  • recarsi subito in clinica nel caso in cui il gatto presenti lesioni ulcerativo-crostose in zone ritenute “a rischio” come il piano nasale, le rime palpebrali e i margini del padiglione auricolare.